Romanzo epistolare

Gli amanti che si sfiorano - 1

Guardo al suo cospetto la Luna schiarirsi, come un granello di sabbia guarda il mare che prima o poi lo travolge. Mi manca il fiato e facci...

domenica 12 marzo 2017

Marco Polani: una storia di bianchezza a tratti contaminata


Pagine scarne. Bianco dominante, perennemente. Poche parole. Spazi vuoti, giacigli di versi. E’ così Bianca Dentro, raccolta-tratteggio di un amore malsano, andato a male, si direbbe quasi marcio. Amore da cui l’autore Marco Polani esce, come ci informa anche nella premessa al libro, scolorito. “Ci si colora a vicenda per poi scolorirsi”, scrive: Bianca dunque è sì nome proprio dell’amata, ma anche comune di una persona scolorita e perciò bianca appunto.
La raccolta di Marco Polani, pubblicata da Miraggi Edizioni, è un raccoglitore di attimi e riflessioni brevi sull’amore ormai passato, finito. Tali attimi e riflessioni si mettono in fila nel corridoio interiore dell’accettazione del dramma: una strada lunga e dolorosa, di contrasti e corrispondenze, di odio e amore, di nostalgia e felicità del presente.  Una strada contorta, piena di tornanti, sempre al limite tra l’esser divorato dalla gola e il mangiare l’asfalto. V’è dunque una trama di rimando, seppur piena di attimi talvolta opposti, che va dalla negazione del dramma all’accettazione dello stesso.
La negazione iniziale non è da intendersi come rifiuto del dramma in maniera totale, bensì parziale: in Bianca Dentro nulla è portato all’estremo. Ogni elemento psicologico riesce a scontrarsi in una incoerenza costante in ogni contesto. È per questo, infatti, che l’autore quasi gioca a rimpiattino con il suo malessere, nascondendolo a sé stesso, non trovandosi mai presente a se stesso, sempre vagante altrove, ma allo stesso tempo pone l’attenzione sulla differenza tra quel passato da sogni e questo presente povero. Lo stesso vale per l’accettazione finale del dramma, disillusione, consapevolezza del presente e dei propri mezzi, voglia di andare avanti in cui sempre si inserisce, a tratti, il pizzico di rimpianto verso quell’amore perso. Si tratta di un tempo non oggettivo e mai definito in un punto lungo la sua linea; tempo della vita direbbe Bergson. E il non istituirsi in un punto ben preciso della linea temporale si riflette anche in quel rifiuto di prendere posizione nella società, vista quasi come omologante.
Ad una indefinita identificazione temporale corrisponde un’accurata selezione di orari, giorni, minuti, microcontesti temporali nel macrocontesto della raccolta. Tali microcontesti vengono espressi attraverso cifre specifiche (ad es. ai vv.1-2 in dipingimi sbiadito ora, ma ricordami troppo timido per raccontarti tutto a pag. 21 compare per due volte il numero 5). Sebbene pochi siano questi esempi, ma caratteristici, è posto un forte accento generale sul tempo, più spesso in maniera vaga, com’è vago il verso, isolato su quel giaciglio. Esso talvolta si costituisce parte di una enumerazione atta a proporre un ritmo assai incalzante, talvolta resta in solitudine, ricercatore di un senso sopraffino e impercettibile se non ai più sensibili all’espediente della brevitas.

Bianca Dentro è tutto questo. Pagine scarne. Piccoli tasselli di un mosaico. Colori uguali, quasi. Impercettibile diversità. Colori che camminano via via sfumandosi in altri colori.



Ciro Piccolo

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